Tarantino che genio!
Quentin Tarantino è indubbiamente il regista e lo sceneggiatore più originale, straordinario, audace e brillante che ci sia!
Ho visto Django Unchained e ne sono estasiata, come ogni suo film, ma ogni volta sorprende di più per le sue trovate uniche, per il perfetto mix di generi, citazioni, musiche, per il grande capolavoro che riesce a creare. I suoi film dei patchwork perfetti!
Quentin riesce a creare delle perle uniche con qualsiasi tipo di soggetto, che arrivi dall'Europa nazista, da una Los Angeles contemporanea, dal mondo del kung-fu orientale o da qualche parte in Texas nel 1858.
Così inizia Django, negli Stati Uniti del Sud alla vigilia della guerra di secessione, e parte l'odissea di questo schiavo nero (Jamie Foxx) liberato da un cacciatore di taglie di origini germaniche (Christoph Waltz) che gli farà da mentore nella ricerca e liberazione della moglie Broomhilda.
Di nuovo Tarantino, come in Iglourious Basterds, prende un fatto storico del passato e lo riplasma a suo piacimento, divertendosi e facendoci divertire, con contenuti del tutto inappropriati (Django che giustizia i torturatori di neri vestito da damerino del '700 o l'assurda discussione tra i membri del Ku Klux Klan) o elementi distanti e agli opposti tra loro (come la musica dal tema Django di Rocky Roberts del 1966, al rap duro e crudo della black music).
In Tarantino gli americani sono razzisti e analfabeti, i neri intelligenti e i tedeschi colti e spiritosi!
Una sequenza dopo l'altra è delirante e ipnotica, il film poteva durare altre due ore e sarebbe volato via comunque. Sono 165 minuti senza mai un momento di lentezza o una scena superflua.
Dialoghi, azioni, movimenti, inquadrature tutto si incastra e tutto fila via.
Ovviamente tanto merito va anche al cast, primo su tutti Christoph Waltz/Doc King Schultz che domina, è perfetto, un vero gioiello (e guarda caso scoperto proprio da Tarantino), Jamie Foxx che si mostra all'altezza e calza perfettamente la parte (prima di questo film non l'avevo mai notato) e poi voilà che torna Samuel L. Jackson cattivissimo come DiCaprio che fa venire i brividi (ma perché non si degnano a dargli un meritatissimo Oscar?)
Tanta ironia, tanto sangue, tante parole e molte citazioni cinefile, scoprirle tutte è difficile, bisognerebbe avere tutta la conoscenza cinematografica di Quentin, e sfido io chi ce l'ha!
Forse la citazione più ironica sta nella scena in cui Django fa lo spelling del proprio nome al padrone di mandingo che è interpretato da Franco Nero, che fu il Django originale, e lui risponde “lo so”.
Cos'altro dire?
C'è poco altro, perché c'è talmente tanto...
Tarantino è un genio, Django Unchained un capolavoro!
DA VEDERE e RIVEDERE!!
Per scoprire qualche dettaglio dalla bocca di Tarantino, vi rimando all'intervista su Fangoria di Lianne Spiderbaby!
Ho visto Django Unchained e ne sono estasiata, come ogni suo film, ma ogni volta sorprende di più per le sue trovate uniche, per il perfetto mix di generi, citazioni, musiche, per il grande capolavoro che riesce a creare. I suoi film dei patchwork perfetti!
Quentin riesce a creare delle perle uniche con qualsiasi tipo di soggetto, che arrivi dall'Europa nazista, da una Los Angeles contemporanea, dal mondo del kung-fu orientale o da qualche parte in Texas nel 1858.
Così inizia Django, negli Stati Uniti del Sud alla vigilia della guerra di secessione, e parte l'odissea di questo schiavo nero (Jamie Foxx) liberato da un cacciatore di taglie di origini germaniche (Christoph Waltz) che gli farà da mentore nella ricerca e liberazione della moglie Broomhilda.
Di nuovo Tarantino, come in Iglourious Basterds, prende un fatto storico del passato e lo riplasma a suo piacimento, divertendosi e facendoci divertire, con contenuti del tutto inappropriati (Django che giustizia i torturatori di neri vestito da damerino del '700 o l'assurda discussione tra i membri del Ku Klux Klan) o elementi distanti e agli opposti tra loro (come la musica dal tema Django di Rocky Roberts del 1966, al rap duro e crudo della black music).
In Tarantino gli americani sono razzisti e analfabeti, i neri intelligenti e i tedeschi colti e spiritosi!
Una sequenza dopo l'altra è delirante e ipnotica, il film poteva durare altre due ore e sarebbe volato via comunque. Sono 165 minuti senza mai un momento di lentezza o una scena superflua.
Dialoghi, azioni, movimenti, inquadrature tutto si incastra e tutto fila via.
Ovviamente tanto merito va anche al cast, primo su tutti Christoph Waltz/Doc King Schultz che domina, è perfetto, un vero gioiello (e guarda caso scoperto proprio da Tarantino), Jamie Foxx che si mostra all'altezza e calza perfettamente la parte (prima di questo film non l'avevo mai notato) e poi voilà che torna Samuel L. Jackson cattivissimo come DiCaprio che fa venire i brividi (ma perché non si degnano a dargli un meritatissimo Oscar?)
Tanta ironia, tanto sangue, tante parole e molte citazioni cinefile, scoprirle tutte è difficile, bisognerebbe avere tutta la conoscenza cinematografica di Quentin, e sfido io chi ce l'ha!
Forse la citazione più ironica sta nella scena in cui Django fa lo spelling del proprio nome al padrone di mandingo che è interpretato da Franco Nero, che fu il Django originale, e lui risponde “lo so”.
Cos'altro dire?
C'è poco altro, perché c'è talmente tanto...
Tarantino è un genio, Django Unchained un capolavoro!
DA VEDERE e RIVEDERE!!
Per scoprire qualche dettaglio dalla bocca di Tarantino, vi rimando all'intervista su Fangoria di Lianne Spiderbaby!
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