Golden Globe 2018.. il nero dell'ipocrisia!
Chi legge il mio blog sa quanto io adori HOLLYWOOD, la mia bellissima collina con la grande scritta bianca che mi ha fatto sognare sin da bambina. La mia L.A. terra promessa e sempre amata.
Chi segue questo blog sa anche che è ormai da un bel po' che non scrivo più - Eh hai voluto diventare mamma? Anzi Working Mom e allora addieu tempo libero!
Accadde però qualcosa nel mio meraviglioso Bosco di Agrifogli, tra le mie tanto amate dee, che mi ha davvero infastidito e mi porta oggi a scrivere questo post, ovvero la scelta da parte delle stars hollywoodiane di vestirsi in total black, alla serata dei Golden Globes, per manifestare contro gli abusi alle donne. Time's Up e #MeToo le parole d'ordine.
Già peccato che finché non sono emersi i casi di abusi da parte di Weinstein e Kevin Spacey, nessuna di loro abbia mai detto nulla e siano stati complici di quanto succedesse. Certo posso capire che non sia facile mettersi contro i potenti, ad Hollywood come in qualsiasi altro posto del mondo e in qualsiasi ambiente lavorativo, una guerra contro chi esercita il potere è molto pericolosa. Non posso biasimarle per non avere fatto nulla prima. Ciò che critico oggi è questa decisione così plateale di manifestare approfittando della serata Golden Globe con tanti discorsi da "potere alle donne" e faccini intensamente drammatici (d'altra parte sono attrici).
Ma per favore!! Non venite a recitare la parte ora!
Se si aspettavano che tutto il mondo le guardasse e dicesse: "oh che grandi donne!". Beh quello che ho pensato io (e non solamente io) è stato: "evviva l'ipocrisia!!".
C'è da dire che spesso guardando le notti degli Oscar, così come i Golden Globes, ho sempre notato la totale mancanza di spontaneità da parte di tutti loro (attori, attrici (o scusate o scritto prima attori!), registi, produttori, etc.). Chiaro come tutto fosse costruito e pensato nei minimi dettagli, dallo speech del presentatore ai discorsi di chi è sul palco ed anche in platea dove le risate o i visi tristi, a seconda del tema, sono tutt'altro che naturali e non puoi non notare la falsità degli atteggiamenti. Mi hanno dato la sensazione ad ogni cerimonia che non sapessero mai uscire dai ruoli, una recita continua e lo trovo davvero molto triste.
Certo non da parte di tutti! Qualcuno ancora si salva :)
Sono le grandi star in particolare a soffrire di questa malattia, così le vedi illuminarsi come avessero sul palco Gesù Cristo quando i discorsi sono profondi, con le lacrime agli occhi quando si parla di soprusi o ancor più tristi se il tema è il razzismo.
Ultimamente erano poi molto in voga i continui discorsi contro Trump, sia chiaro non piace nemmeno a me, ma mi pare un po' troppo facile accaparrarsi la simpatia della gente continuando a puntare il dito sul presidente e farne il leitmotiv della serata. Quanto è razzista, quanto è sessista, etc. e poi avere in casa tanti orchi da nascondere perché comunque ti fanno fare i film.
Sinceramente mi aspetto qualcosa di diverso da persone che reputo intelligenti, appassionate e profonde.
Troppo facile vestirsi di nero ieri ai Golden Globes quando tutto il mondo ha gli occhi puntati su di loro e mostrare così tutto il risentimento per quanto successo. La battaglia andrebbe combattuta altrove ed ogni giorno, anche e soprattutto, se non viste da milioni di persone.
Inoltre mi spiace perché i premi seguono l'ondata di quanto succede e non si è più razionali nel giudicare le opere in concorso. Certo non posso permettermi oggi di criticare i vincitori non avendo ancora visto i film in gara, che sicuramente saranno tutti meritevoli, ma da quel che leggo mi pare di capire che hanno prevalso i film al femminile e quindi, visto il polverone del momento, viene naturale chiedersi se davvero fossero i migliori.
Mi spiace anche che Ron Howard, per il quale ho sempre avuto grande simpatia, venga messo in imbarazzo perché nella lista come miglior regia sono nominati soli uomini e Natalie Portman lo abbia fatto notsare dicendo “Ed ora tutti gli uomini nominati”.
Voglio essere un po' più fiduciosa sul discorso di Nicole Kidman (d'altra parte lei è la mia preferita e almeno questo mito devo tenerlo elevato) credendo che sia sincero ma naturale che il dubbio che sia un'altra recita ben studiata per impressionare c'è.
Non parlo nemmeno di Oprah Winfrey che la rimena sempre col suo umile passato e intanto sguazza nello sforzo e nei milioni del suo impero. E via che girava pure l'hashtag #Oprah2020.
Poveri noi!
Per concludere, ho trovato questo bellissimo pezzo che riassume la farsa di ieri, sulle pagine de ilgiornale.it:
Nella scontata paternale contro l'abuso si cimentano le stesse donne e gli stessi uomini che non si perdevano un party di Harvey Weinstein, sgomitavano per avere una parte nei film da lui prodotti e, fino alla scorsa edizione, il tappeto rosso lo calcavano al suo fianco, spesso in abiti succinti, sempre a favore di telecamera, sorrisi e abbracci, eppure i vizietti del chiacchieratissimo produttore, infoiato permanente, erano ben noti.
Ah ultima nota, questa bellissima modella tedesca, che non ho la più pallida idea di chi sia o cosa abbia fatto (dovrò googlarla) ha avuto il coraggio di non vestirsi in nero e ha tutta la mia ammirazione.
Nel suo account instagramm ha detto: Time’s Up è un’iniziativa estremamente importante. Tuttavia, ho deciso di non indossare un abito nero. Lottiamo da anni per la libertà di indossare ciò che vogliamo. Se adesso poniamo un limite perché alcuni uomini non sanno controllarsi, per me è un grande passo indietro. Le donne americane dovrebbero brillare e scintillare nei loro colori».
Chi segue questo blog sa anche che è ormai da un bel po' che non scrivo più - Eh hai voluto diventare mamma? Anzi Working Mom e allora addieu tempo libero!
Accadde però qualcosa nel mio meraviglioso Bosco di Agrifogli, tra le mie tanto amate dee, che mi ha davvero infastidito e mi porta oggi a scrivere questo post, ovvero la scelta da parte delle stars hollywoodiane di vestirsi in total black, alla serata dei Golden Globes, per manifestare contro gli abusi alle donne. Time's Up e #MeToo le parole d'ordine.
Già peccato che finché non sono emersi i casi di abusi da parte di Weinstein e Kevin Spacey, nessuna di loro abbia mai detto nulla e siano stati complici di quanto succedesse. Certo posso capire che non sia facile mettersi contro i potenti, ad Hollywood come in qualsiasi altro posto del mondo e in qualsiasi ambiente lavorativo, una guerra contro chi esercita il potere è molto pericolosa. Non posso biasimarle per non avere fatto nulla prima. Ciò che critico oggi è questa decisione così plateale di manifestare approfittando della serata Golden Globe con tanti discorsi da "potere alle donne" e faccini intensamente drammatici (d'altra parte sono attrici).
Ma per favore!! Non venite a recitare la parte ora!
Se si aspettavano che tutto il mondo le guardasse e dicesse: "oh che grandi donne!". Beh quello che ho pensato io (e non solamente io) è stato: "evviva l'ipocrisia!!".
C'è da dire che spesso guardando le notti degli Oscar, così come i Golden Globes, ho sempre notato la totale mancanza di spontaneità da parte di tutti loro (attori, attrici (o scusate o scritto prima attori!), registi, produttori, etc.). Chiaro come tutto fosse costruito e pensato nei minimi dettagli, dallo speech del presentatore ai discorsi di chi è sul palco ed anche in platea dove le risate o i visi tristi, a seconda del tema, sono tutt'altro che naturali e non puoi non notare la falsità degli atteggiamenti. Mi hanno dato la sensazione ad ogni cerimonia che non sapessero mai uscire dai ruoli, una recita continua e lo trovo davvero molto triste.
Certo non da parte di tutti! Qualcuno ancora si salva :)
Sono le grandi star in particolare a soffrire di questa malattia, così le vedi illuminarsi come avessero sul palco Gesù Cristo quando i discorsi sono profondi, con le lacrime agli occhi quando si parla di soprusi o ancor più tristi se il tema è il razzismo.
Ultimamente erano poi molto in voga i continui discorsi contro Trump, sia chiaro non piace nemmeno a me, ma mi pare un po' troppo facile accaparrarsi la simpatia della gente continuando a puntare il dito sul presidente e farne il leitmotiv della serata. Quanto è razzista, quanto è sessista, etc. e poi avere in casa tanti orchi da nascondere perché comunque ti fanno fare i film.
Sinceramente mi aspetto qualcosa di diverso da persone che reputo intelligenti, appassionate e profonde.
Troppo facile vestirsi di nero ieri ai Golden Globes quando tutto il mondo ha gli occhi puntati su di loro e mostrare così tutto il risentimento per quanto successo. La battaglia andrebbe combattuta altrove ed ogni giorno, anche e soprattutto, se non viste da milioni di persone.
Inoltre mi spiace perché i premi seguono l'ondata di quanto succede e non si è più razionali nel giudicare le opere in concorso. Certo non posso permettermi oggi di criticare i vincitori non avendo ancora visto i film in gara, che sicuramente saranno tutti meritevoli, ma da quel che leggo mi pare di capire che hanno prevalso i film al femminile e quindi, visto il polverone del momento, viene naturale chiedersi se davvero fossero i migliori.
Mi spiace anche che Ron Howard, per il quale ho sempre avuto grande simpatia, venga messo in imbarazzo perché nella lista come miglior regia sono nominati soli uomini e Natalie Portman lo abbia fatto notsare dicendo “Ed ora tutti gli uomini nominati”.
Voglio essere un po' più fiduciosa sul discorso di Nicole Kidman (d'altra parte lei è la mia preferita e almeno questo mito devo tenerlo elevato) credendo che sia sincero ma naturale che il dubbio che sia un'altra recita ben studiata per impressionare c'è.
Non parlo nemmeno di Oprah Winfrey che la rimena sempre col suo umile passato e intanto sguazza nello sforzo e nei milioni del suo impero. E via che girava pure l'hashtag #Oprah2020.
Poveri noi!
Per concludere, ho trovato questo bellissimo pezzo che riassume la farsa di ieri, sulle pagine de ilgiornale.it:
Nella scontata paternale contro l'abuso si cimentano le stesse donne e gli stessi uomini che non si perdevano un party di Harvey Weinstein, sgomitavano per avere una parte nei film da lui prodotti e, fino alla scorsa edizione, il tappeto rosso lo calcavano al suo fianco, spesso in abiti succinti, sempre a favore di telecamera, sorrisi e abbracci, eppure i vizietti del chiacchieratissimo produttore, infoiato permanente, erano ben noti.
Ah ultima nota, questa bellissima modella tedesca, che non ho la più pallida idea di chi sia o cosa abbia fatto (dovrò googlarla) ha avuto il coraggio di non vestirsi in nero e ha tutta la mia ammirazione.
Nel suo account instagramm ha detto: Time’s Up è un’iniziativa estremamente importante. Tuttavia, ho deciso di non indossare un abito nero. Lottiamo da anni per la libertà di indossare ciò che vogliamo. Se adesso poniamo un limite perché alcuni uomini non sanno controllarsi, per me è un grande passo indietro. Le donne americane dovrebbero brillare e scintillare nei loro colori».
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